La mediazione interculturale può essere definita come azione positiva e proattiva volta a colmare la condizione di svantaggio in cui talvolta si trova la popolazione immigrata nella fruizione delle opportunità di accesso al sistema di tutele e di garanzie dei diritti di cittadinanza.
La mediazione interculturale, quindi, si sostanzia in interventi in grado di facilitare l’interazione positiva fra immigrati e reti di servizi, agevolando la riduzione di pregiudizi e forme di discriminazione attraverso la promozione di modalità di interazione inedite entro una società in trasformazione.
Al fine di favorire l’inclusione dei soggetti immigrati nel Paese d’arrivo è stata prevista una figura professionale ad hoc: il mediatore interculturale.
Il ruolo del mediatore interculturale è stato istituzionalizzato abbastanza recentemente, nel 1998, dalla legge sull’immigrazione (Legge n. 40 / 1998 e T.U. art.38) e definito, poi, nell’Atlante delle Professioni, ma resta a tutt’oggi una professione non ancora regolata da norme specifiche.
Rappresenta la figura “ponte” nella mediazione interculturale tra i cittadini immigrati e la società locale e svolge una triplice funzione a sostegno di entrambe le parti:
- rimozione delle barriere culturali e linguistiche;
- promozione sul territorio della cultura dell’accoglienza e dell’integrazione socioeconomica;
- conoscenza e pratica dei diritti e dei doveri vigenti in Italia, in particolare per ciò che concerne la fruizione dei servizi pubblici e privati.
In funzione delle proprie mansioni, il mediatore deve conoscere le tecniche di base della comunicazione e gestione dei colloqui, le nozioni fondamentali della psicologia del sé e relazionale così come dell’antropologia culturale. Fondamentale appare, inoltre, la conoscenza approfondita della lingua italiana e delle tecniche di comunicazione verbale e non verbale, nonché la storia dei processi migratori. Tutte competenze, queste, da sviluppare tramite un’adeguata formazione professionale.
Per poter gestire una mediazione interculturale, il mediatore deve conseguire la “Qualifica di Mediatore interculturale” che potrà essere riconosciuta, a giovani ed adulti in possesso di diploma di scuola media superiore di secondo grado o livello culturale equivalente, dopo la partecipazione a corsi regionali della durata di almeno 450 ore.
Coloro che hanno già acquisito la qualifica di mediatore interculturale o un’esperienza professionale specifica nella mediazione interculturale, possono conseguire anche una specializzazione regionale ed in questo caso la durata del corso dovrà essere di almeno 200 ore. Tale corso è finalizzato a fornire le competenze specialistiche necessarie per svolgere la funzione di mediazione interculturale presso istituzioni e organismi, sia pubblici che privati.
Una volta conseguita la qualifica di mediatore interculturale, il soggetto potrà lavorare con:
- Enti Pubblici nazionali e internazionali;
- Scuole e strutture nelle quali sono inseriti allievi e famiglie stranieri;
- Aziende private e organizzazioni che intrattengano rapporti commerciali con l’estero;
- Servizi sociali e sanitari, carceri;
- Associazioni e cooperative;
- Musei, Fondazioni, Centri culturali e sportivi.