Codice Deontologico

Mediatore Familiare

Standard di condotta professionale

Queste regole sono intese a promuovere la fiducia del pubblico nel processo di mediazione e a guidare la condotta del mediatore familiare. Come le altre forme di risoluzione delle dispute, la mediazione familiare deve essere realizzata sulla base di un rapporto di fiducia nascente dalla comprensione delle parti in lite sul processo in atto. I professionisti impiegati come mediatori familiari rispondono nei confronti delle parti, dei loro rappresentanti legali e dei tribunali competenti attenendosi alle regole di condotta stabilite dai presenti standard di condotta professionale. Queste regole si applicano a tutti i soci dell’A.I.R.A.C.

Processo di mediazione familiare

• Orientamento iniziale: all’inizio del processo di mediazione familiare, il mediatore deve
informare tutte le parti che la natura del processo di mediazione rispetta la volontarietà delle
parti nel raggiungere accordi, che il mediatore è facilitatore imparziale delle trattative di
negoziazione, e che il mediatore non può imporre o forzare le parti al raggiungimento di
accordi.

• Applicabilità della mediazione familiare: il mediatore deve assistere le parti nella
valutazione dei benefici, rischi e costi della mediazione e di metodi alternativi a loro
disposizione per la soluzione dei loro problemi. Il mediatore familiare non deve prolungare
la mediazione inappropriatamente o senza necessità, se diviene manifesto che il caso sia
inadatto alla mediazione familiare, o se una o più parti risulti rifiutare o essere incapace di
partecipare al processo di mediazione in modo significativo.

• Un mediatore deve declinare l’incarico, ritirarsi o richiedere assistenza tecnica specializzata
quando ritiene che un caso ecceda la sua competenza professionale.

• Ogni seduta di mediazione familiare dev’essere confidenziale e informale. Nessuna relazione
peritale o sanzione penalizzante le parti può essere formulata o imposta dal mediatore
familiare o dalla struttura, pubblica o privata, presso cui opera.

Confidenzialità

Regola generale. Il mediatore familiare deve preservare e mantenere quanto ai contenuti
delle negoziazioni in atto il segreto professionale durante tutto il processo di mediazione nel
rispetto delle disposizioni di legge in materia.

• Qualsiasi informazione ottenuta dai mediatori familiari attraverso pratiche, rapporti,
conclusioni dei casi, appunti, o altre comunicazioni o materiali, orali o scritti, deve essere
considerata riservata e confidenziale e non deve essere resa nota senza il consenso scritto di
tutte le parti coinvolte nel processo di mediazione. Qualsiasi ricerca o accertamento diretti
alla valutazione delle attività o alla performance dei mediatori familiari devono proteggere la
riservatezza di tali informazioni. Le parti hanno il diritto durante e dopo tali procedure di
rifiutare la pubblicizzazione e di proibire altrui dal pubblicizzare le comunicazioni fatte
durante queste procedure, sia che la controversia si sia conclusa con un successo oppure no.

• Incontri individuali. Il mediatore familiare deve mantenere la sua confidenzialità verso terzi,
rispetto a qualsiasi informazione ottenuta in incontri individuali con le parti, a meno che la
parte stessa non ne permetta la divulgazione.

• Privacy. Il mediatore familiare deve mantenere le informazioni confidenziali nel proprio
archivio e deve rendere anonime tutte le informazioni di identificazione quando i materiali
vengono utilizzati per ricerche, formazione professionale, o elenchi statistici.

Integrità e imparzialità

• Il mediatore familiare non deve accettare nessun impegno, portare a termine alcun servizio,
o intraprendere nessun’azione che potrebbe compromettere la sua integrità professionale.

• Il mediatore familiare deve mantenere l’imparzialità mentre stimola la discussione di
questioni che le parti devono considerare per la concretezza, la correttezza legale, l’equità e
l’attuabilità delle opzioni proposte per l’accordo.

• Il mediatore familiare deve ritirarsi dalla mediazione se crede di non poter più garantire la
propria imparzialità.

• Il mediatore familiare non deve accettare o fare regali, richieste, favori, prestiti, o altri beni
di valore né dalle parti, né dagli avvocati delle parti, o da nessun’altra persona coinvolta
direttamente o indirettamente, in passato o al presente, nel processo di mediazione.

Autodeterminazione delle parti

Il mediatore familiare deve assistere le parti nel raggiungere un accordo consapevole e
volontario. Le decisioni devono essere prese volontariamente dalle parti stesse.

• Il mediatore familiare non costringerà in modo parziale una parte verso la conclusione di un
accordo e non prenderà decisioni sostanziali per nessuna delle parti nel processo di
mediazione.

• Il mediatore familiare deve astenersi dall’interpretare intenzionalmente o consapevolmente a
favore di una delle due parti il materiale, i fatti o le circostanze nel corso della conduzione
della mediazione.

• Quanto alle questioni di distribuzione del potere decisionale tra le parti, il mediatore
familiare deve promuovere un processo equilibrato e deve incoraggiare le parti stesse a
condurre le delibere in modo aconflittuale.

• Il mediatore familiare deve promuovere considerazioni sugli interessi di tutti coloro che
restano coinvolti negli accordi attuali o potenziali e che non sono rappresentati al tavolo
delle trattative (minori, genitori delle parti, datori di lavoro, ecc.).

• Il mediatore familiare deve promuovere un clima di rispetto reciproco tra le parti durante
tutto il processo di mediazione.

• Il mediatore familiare ha il dovere di avvertire le parti dell’importanza della comprensione
delle conseguenze legali di un accordo proposto e deve suggerire loro l’opportunità di
approfondire questo avvertimento con il loro avvocato o consulente legale.

Competenza professionale e responsabilità legali

Un mediatore deve mantenere competenza professionale all’interno dei requisiti dettati dalla
professione di mediatore familiare.
• Regola generale. Ogni mediatore familiare deve trattenersi da qualsiasi attività che esuli
dalla sua competenza professionale e non svolgerà attività legali, né terapeutiche, né di
consulenza familiare, né di consulenza tecnica di parte o d’ufficio nell’ambito dei casi a lui
sottoposti come mediatore familiare in passato, o al presente.
• Standard professionali concorrenti. Nessuno standard etico della stessa categoria
professionale o di altre categorie professionali concorrenti -a meno che imposto per leggedeve
peraltro rimpiazzare, eliminare, o rendere inapplicabili le presenti regole generali e
particolari, le quali possono essere imposte a qualsiasi mediatore familiare in virtù della sua
professionalità.
• Responsabilità di fronte al tribunale competente. Ogni mediatore deve essere incensurato e
pienamente responsabile di fronte al tribunale competente riguardo le proprie qualifiche, il
suo operato, e le disposizioni legali vigenti in materia di famiglia, separazione personale dei
coniugi e divorzio. Ogni mediatore familiare deve conoscere ed osservare le regole
procedurali vigenti.

Relazioni con altri professionisti

1. Responsabilità e relazioni del mediatore con altri mediatori. Ogni mediatore dovrebbe
astenersi dal mediare controversie familiari che al momento sono ancora affidate a un altro
mediatore, o centro di mediazione, senza prima preoccuparsi di consultare la persona o le
persone che conducono questa mediazione.

2. Cooperazione con altri professionisti. Ogni mediatore dovrebbe rispettare le relazioni tra il
processo di mediazione e altre discipline professionali incluse quelle del Diritto, della
Contabilità commerciale e fiscale, delle Scienze sociali e della Salute mentale e dovrebbe
promuovere la cooperazione tra mediatori, servizi sociali e altri professionisti.

Mediatore Culturale

Standard di condotta professionale

Queste regole sono intese a promuovere la fiducia del pubblico nel processo di mediazione e a guidare la condotta del mediatore culturale. Come le altre forme di risoluzione delle dispute, la mediazione culturale deve essere realizzata sulla base di un rapporto di fiducia nascente dalla comprensione delle parti in lite sul processo in atto. I professionisti impiegati come mediatori culturali rispondono nei confronti delle parti, dei loro rappresentanti legali e dei tribunali competenti attenendosi alle regole di condotta stabilite dai presenti standard di condotta professionale. Queste regole si applicano a tutti i soci dell’A.I.R.A.C.

Processo di mediazione culturale

• Orientamento iniziale: all’inizio del processo di mediazione culturale, il mediatore deve
informare tutte le parti che la natura del processo di mediazione rispetta la volontarietà delle
parti nel raggiungere accordi, che il mediatore è un agevolatore imparziale delle trattative di
negoziazione, e che il mediatore non può imporre o forzare le parti al raggiungimento di
accordi.

• Applicabilità della mediazione culturale: il mediatore deve assistere le parti nella
valutazione dei benefici, rischi e costi della mediazione e di metodi alternativi a loro
disposizione per la soluzione dei loro problemi. Il mediatore culturale non deve prolungare
la mediazione inappropriatamente o senza necessità, se diviene manifesto che il caso sia
inadatto alla mediazione familiare, o se una o più parti risulti rifiutare o essere incapace di
partecipare al processo di mediazione in modo significativo.

• Un mediatore deve declinare l’incarico, ritirarsi o richiedere assistenza tecnica specializzata
quando ritiene che un caso ecceda la sua competenza professionale.

• Ogni seduta di mediazione culturale dev’essere confidenziale e informale. Nessuna relazione
peritale o sanzione penalizzante le parti può essere formulata o imposta dal mediatore
culturale o dalla struttura, pubblica o privata, presso cui opera.

Confidenzialità

Regola generale. Il mediatore culturale deve preservare e mantenere quanto ai contenuti
delle negoziazioni in atto il segreto professionale durante tutto il processo di mediazione nel
rispetto delle disposizioni di legge in materia.

• Qualsiasi informazione ottenuta dai mediatori culturali attraverso pratiche, rapporti,
conclusioni dei casi, appunti, o altre comunicazioni o materiali, orali o scritti, deve essere
considerata riservata e confidenziale e non deve essere resa nota senza il consenso scritto di
tutte le parti coinvolte nel processo di mediazione. Qualsiasi ricerca o accertamento diretti
alla valutazione delle attività o alla performance dei mediatori culturali devono proteggere la
riservatezza di tali informazioni. Le parti hanno il diritto durante e dopo tali procedure di
rifiutare la pubblicizzazione e di proibire altrui dal pubblicizzare le comunicazioni fatte
durante queste procedure, sia che la controversia si sia conclusa con un successo oppure no.

• Incontri individuali. Il mediatore culturale deve mantenere la sua confidenzialità verso terzi,
rispetto a qualsiasi informazione ottenuta in incontri individuali con le parti, a meno che la
parte stessa non ne permetta la divulgazione.

• Privacy. Il mediatore culturale deve mantenere le informazioni confidenziali nel proprio
archivio e deve rendere anonime tutte le informazioni di identificazione quando i materiali
vengono utilizzati per ricerche, formazione professionale, o elenchi statistici.

Integrità e imparzialità

• Il mediatore culturale non deve accettare nessun impegno, portare a termine alcun servizio,
o intraprendere nessun’azione che potrebbe compromettere la sua integrità professionale.

• Il mediatore culturale deve mantenere l’imparzialità mentre stimola la discussione di
questioni che le parti devono considerare per la concretezza, la correttezza legale, l’equità e
l’attuabilità delle opzioni proposte per l’accordo.

• Il mediatore culturale deve ritirarsi dalla mediazione se crede di non poter più garantire la
propria imparzialità.

• Il mediatore culturale non deve accettare o fare regali, richieste, favori, prestiti, o altri beni
di valore né dalle parti, né dagli avvocati delle parti, o da nessun’altra persona coinvolta
direttamente o indirettamente, in passato o al presente, nel processo di mediazione.

Autodeterminazione delle parti

Il mediatore culturale deve assistere le parti nel raggiungere un accordo consapevole e
volontario. Le decisioni devono essere prese volontariamente dalle parti stesse.

• Il mediatore culturale non costringerà in modo parziale una parte verso la conclusione di un
accordo e non prenderà decisioni sostanziali per nessuna delle parti nel processo di
mediazione.

• Il mediatore culturale deve astenersi dall’interpretare intenzionalmente o consapevolmente a
favore di una delle due parti il materiale, i fatti o le circostanze nel corso della conduzione
della mediazione.

• Quanto alle questioni di distribuzione del potere decisionale tra le parti, il mediatore
culturale deve promuovere un processo equilibrato e deve incoraggiare le parti stesse a
condurre le delibere in modo aconflittuale.

• Il mediatore culturale deve promuovere considerazioni sugli interessi di tutti coloro che
restano coinvolti negli accordi attuali o potenziali e che non sono rappresentati al tavolo
delle trattative (minori, genitori delle parti, datori di lavoro, ecc.).

• Il mediatore culturale deve promuovere un clima di rispetto reciproco tra le parti durante
tutto il processo di mediazione.

• Il mediatore culturale ha il dovere di avvertire le parti dell’importanza della comprensione
delle conseguenze legali di un accordo proposto e deve suggerire loro l’opportunità di
approfondire questo avvertimento con il loro avvocato o consulente legale.

Competenza professionale e responsabilità legali

Un mediatore deve mantenere competenza professionale all’interno dei requisiti dettati dalla
professione di mediatore culturale.

• Regola generale. Ogni mediatore culturale deve trattenersi da qualsiasi attività che esuli
dalla sua competenza professionale e non svolgerà attività legali, né terapeutiche, né di
consulenza familiare, né di consulenza tecnica di parte o d’ufficio nell’ambito dei casi a lui
sottoposti come mediatore familiare in passato, o al presente.
• Standard professionali concorrenti. Nessuno standard etico della stessa categoria
professionale o di altre categorie professionali concorrenti -a meno che imposto per leggedeve
peraltro rimpiazzare, eliminare, o rendere inapplicabili le presenti regole generali e
particolari, le quali possono essere imposte a qualsiasi mediatore familiare in virtù della sua
professionalità.
• Responsabilità di fronte al tribunale competente. Ogni mediatore deve essere incensurato e
pienamente responsabile di fronte al tribunale competente riguardo le proprie qualifiche, il
suo operato, e le disposizioni legali vigenti in materia di famiglia, separazione personale dei
coniugi e divorzio. Ogni mediatore familiare deve conoscere ed osservare le regole
procedurali vigenti.

Relazioni con altri professionisti

1. Responsabilità e relazioni del mediatore con altri mediatori. Ogni mediatore dovrebbe
astenersi dal mediare controversie familiari che al momento sono ancora affidate a un altro
mediatore, o centro di mediazione, senza prima preoccuparsi di consultare la persona o le
persone che conducono questa mediazione.

2. Cooperazione con altri professionisti. Ogni mediatore dovrebbe rispettare le relazioni tra il
processo di mediazione e altre discipline professionali incluse quelle del Diritto, della
Contabilità commerciale e fiscale, delle Scienze sociali e della Salute mentale e dovrebbe
promuovere la cooperazione tra mediatori, servizi sociali e altri professionisti.

Arbitro

Standard di condotta professionale

Queste regole sono intese a promuovere la fiducia del pubblico nel processo dell’arbitrato e a
guidare la condotta dell’arbitro. Come le altre forme di risoluzione delle dispute, l’arbitrato deve
essere realizzato sulla base di un rapporto di fiducia nascente dalla comprensione delle parti in lite
sul processo in atto. I professionisti impiegati come arbitri rispondono nei confronti delle parti, dei
loro rappresentanti legali e dei tribunali competenti attenendosi alle regole di condotta stabilite dai
presenti standard di condotta professionale. Queste regole si applicano a tutti i soci dell’A.I.R.A.C.

Competenza professionale e responsabilità legali

Un arbitro deve mantenere competenza professionale all’interno dei requisiti dettati dalla
professione di arbitro.

• Regola generale. Ogni arbitro deve trattenersi da qualsiasi attività che esuli dalla sua competenza professionale e non svolgerà attività legali, né di consulenza tecnica di parte o d’ufficio nell’ambito dei casi a lui sottoposti come arbitro in passato, o al presente.

• Standard professionali concorrenti. Nessuno standard etico della stessa categoria professionale o di altre categorie professionali concorrenti -a meno che imposto per leggedeve peraltro rimpiazzare, eliminare, o rendere inapplicabili le presenti regole generali e particolari, le quali possono essere imposte a qualsiasi mediatore culturale in virtù della sua professionalità.

• Responsabilità di fronte al tribunale competente. Ogni arbitro deve essere incensurato e pienamente responsabile di fronte al tribunale competente riguardo le proprie qualifiche, il suo operato, e le disposizioni legali vigenti in materia arbitrato. Ogni arbitro deve conoscere ed osservare le regole procedurali vigenti.

Relazioni con altri professionisti

Responsabilità e relazioni dell’arbitro con altri arbitri. Ogni arbitro dovrebbe astenersi dal mediare
controversie che al momento sono ancora affidate a un altro arbitro senza prima preoccuparsi di consultare la persona o le persone che conducono questo processo arbitrale. Cooperazione con altri professionisti. Ogni arbitro dovrebbe rispettare le relazioni tra il processo arbitrale e altre discipline professionali incluse quelle del Diritto, della Contabilità commerciale e fiscale, delle Scienze sociali e della Salute mentale e dovrebbe promuovere la cooperazione tra mediatori, servizi sociali e altri professionisti.